NOI RICORDIAMO Introduzione

Introduzione
Queste pagine raccolgono pensieri, poesie, interviste, lettere immaginarie e disegni realizzati dagli studenti delle scuole elementari e medie di Casola Valsenio negli ultimi quindici anni: esse sono il risultato della collaborazione fra le scuole e la sezione dell’Associazione Nazionale Partigiani presenti nel paese.
Nel 1988 la sezione dell’A.N.P.I. di Casola Valsenio, proprio all’inizio della sua attività strutturalmente organizzata, intraprende un’intensa collaborazione con le scuole locali che si concretizza con l’organizzazione di un viaggio, per gli studenti della scuola elementare, al sacrario di Marzabotto, luogo di tragici eventi della II guerra mondiale.
  L’interesse suscitato in studenti e docenti da questa iniziativa volta a ripercorrere, a partire dai luoghi della memoria, pagine della storia italiana recente con un’attenzione particolare a fatti locali - inevitabilmente taciuti nei testi scolastici, ma fondamentali e decisivi per comprendere in profondità la storia nazionale e dunque i principi fondanti della società italiana - fu da stimolo a continuare negli anni successivi la collaborazione con l’A.N.P.I.. Una collaborazione che, nel corso del tempo, ha condotto all’organizzazione di ulteriori visite nei luoghi delle azioni partigiane – come Monte Battaglia e Cà di Malanca - e  all’indizione di concorsi sulla Resistenza per gli studenti delle scuole di Casola Valsenio.    
La Resistenza italiana al nazi-fascismo è stata una lotta che ha coinvolto l’intera nazione, ma, nata dal ‘basso’in gran parte spontaneamente e, almeno all’inizio, poco organizzata a livello centrale, si è sviluppata legandosi agli specifici problemi territoriali: la Resistenza fu lotta per la libertà e, al tempo stesso, per l’emancipazione sociale e civile. Una lotta resa possibile dagli ideali antifascisti e dunque dagli uomini, inizialmente davvero pochi, che già a partire dagli anni ’20 del Novecento si opposero al conformismo e all’autorità dittatoriali, pagando la loro scelta di libertà con il carcere, con l’esilio e spesso con la morte. 
La declinazione dell’idealità nelle specificità territoriali è uno dei motivi che rende la Resistenza una fase storica particolarmente vitale, anzitutto perché i suoi protagonisti sono stati i molti cittadini che liberando l’Italia liberavano se stessi ponendo le basi per una convivenza civile e democratica: dalla  Resistenza nasce infatti la Costituzione della Repubblica italiana.
A quasi sessanta anni dalla nascita della Carta costituzionale l’importanza di ricordare, di coltivare la memoria di ideali e di gesti assume un carattere di urgenza, e non soltanto per l’inevitabile scomparsa dei protagonisti di questo periodo storico: il racconto diretto di generazione in generazione è necessaria garanzia di consapevolezza perchè la società libera e democratica attuale scaturisce da lotte, sacrifici e morti. Ecco perché l’azione dell’A.N.P.I si è svolta e si svolge soprattutto nei confronti dei giovani e trova nella scuola, con diverse iniziative, il luogo privilegiato per la conservazione di una memoria che trae origine da una riflessione sul passato e costituisce salda indicazione per il futuro. È quindi affidata alla scuola una grande responsabilità: quella di prevenire il ripetersi degli errori del passato; a Casola Valsenio questa opera di prevenzione ha avuto modo di realizzarsi efficacemente grazie all’impegno della sezione dell’A.N.P.I. e, in particolare, di Aurelio Ricciardelli che ha saputo, attraverso le sue testimonianze, coinvolgere gli studenti nella conoscenza della storia, quella conoscenza che garantisce un’esistenza civile consapevole.

Memoria come futuro

Esiste un’utilità della storia per la vita se la storia non è semplice archiviazione di dati, bensì insegnamento per il futuro. A prima vista accostare la memoria al futuro può apparire paradossale: la memoria, infatti, richiama in sé il passato, vale a dire una dimensione temporale opposta al futuro. Eppure il significato più fecondo della memoria, in particolare della memoria storica, risiede proprio nel suo legame profondo con ciò che avverrà, con l’agire e i suoi esiti che pretendono responsabilità. La memoria allora non è soltanto ricordo o mantenimento del ricordo, è piuttosto una costruzione continua; e per far sì che questa costruzione avvenga c’è bisogno della consapevolezza di ciò che è stato, in luogo della sacralizzazione.
  Passato, futuro, consapevolezza, responsabilità sono legati strettamente e la Resistenza mostra questo legame in maniera esemplare, essendo un luogo ideale dove si legano passato e futuro aprendo l’orizzonte a un agire responsabile. Un legame che, se consapevole, permette anche di evitare i rischi che i rituali della commemorazione comportano. Per andare oltre questi rituali, per non limitarsi a reclamare lo spazio dell'ufficialità commemorativa, occorre affrontare con piena consapevolezza i temi complessi della memoria e i suoi rapporti intricati e conflittuali con la storia. Ecco allora che si apre una prospettiva in cui storia e memoria possono trovare adeguata collocazione, specie attingendo al ricco patrimonio di esperienze e riflessioni di chi quella storia ha vissuto, dalla scelta chiara e difficile che porta alla Resistenza, al 25 aprile che è la Liberazione dal fascismo, al 2 giugno che è la nascita della Repubblica e l'avvio della Costituzione repubblicana.
  Su questo percorso, scavando anche nelle zone d'ombra della rimozione e dell'oblio, riaffrontando anche i conflitti più dolorosi e incresciosi, si può, anzi si deve, offrire elementi non retorici per la costruzione del passato; e facendo ciò si pensa inevitabilmente alle nuove generazioni. Sconfiggere la distanza e l'indifferenza che da tale lontananza può scaturire è ancora più urgente nei tempi caratterizzati dalla mancanza di memoria, dall'esaltazione del presente e dell'eterna giovinezza, nonché dall'incapacità di un vero progettarsi nel futuro: custodire il passato perciò diventa un atto necessario affinché si possa garantire la capacità di avere prospettive, e di essere coinvolti in azioni collettive e partecipate, in grado di cambiare in meglio la società.
Tutto ciò è alla base dell’azione intrapresa a Casola Valsenio dalla sezione dell’A.N.P.I. e dalle scuole. Un’azione che, come si può ricavare dalle riflessioni degli studenti pubblicate in questo volume, ha adottato il metodo della testimonianza, cioè di quel racconto diretto dei protagonisti, capace di restituire insieme ai fatti le emozioni che sempre accompagnano ogni esperienza. Non è un caso se gli studenti hanno potuto mostrare non solo una conoscenza storica ma anche la capacità di rielaborarla: insieme alle riflessioni sulla Resistenza sono pubblicati, in questo volume, scritti in cui gli studenti si immedesimano nel ruolo dei partigiani rivivendo, ad esempio attraverso lettere immaginarie, stati d’animo, affetti e paure.
Il meccanismo della trasmissione orale della memoria permette infatti non soltanto di restituire un patrimonio storico-emotivo ma anche di rielaborarlo. Nella ripetizione orale variata e reinterpretata della medesima storia, le diverse versioni permettono che ogni versione cancelli e riscopra tutte le altre conservando inalterato, ma anche arricchendolo, un patrimonio di emozioni e di esperienze. Ma la testimonianza orale, oltre che parola narrativa e custode di un patrimonio che può continuamente rinnovarsi, è anzitutto parola immediata e passionale, cioè vincolata all’esperienza dell’attimo significativo da cui nasce.

Testimonianza e impegno: una storia  

Nei testi e nei disegni raccolti in questo volume c’è nascosta la storia di un uomo, Aurelio Ricciardelli, che si è dedicato a trasmettere la memoria, a legare il passato - che ha vissuto attivamente - con il futuro delle nuove generazioni.
Questa la storia di Aurelio che egli stesso ha raccontato negli incontri con gli studenti: “ero militare da quindici giorni a Ravenna nel 28° Reggimento Fanteria. Il giorno dopo il proclama di Badoglio (armistizio - 8 settembre 1943) che disponeva la cessazione delle ostilità contro gli Alleati, riprendo la strada di casa e faccio ritorno a Casola Valsenio, dove trovo di stanza la III Divisione Celere, appena rientrata dalla Russia. Intanto accade un fatto storico importante che porta smarrimento nei militari e nella popolazione: i tedeschi, con i quali fino a questo momento gli italiani erano stati alleati,  in seguito all’Armistizio danno luogo all’operazione Alarico. Le truppe tedesche occupano quasi tutta l’Italia perchè il generale Badoglio, nominato capo di Governo dal Re (al posto di Benito Mussolini, arrestato e fatto prigioniero), firmando il trattato di Cassibile, pone l’Italia a fianco degli Alleati e apre le porte alla reazione dell’esercito tedesco che accusa di alto tradimento gli italiani. 
  All’incalzare di questi eventi, il 12 settembre Mussolini, che nel frattempo è stato trasferito a Campo Imperatore in Abruzzo, viene liberato dai tedeschi e costituisce la Repubblica Sociale Italiana con capitale Salò, sul lago di Garda.  I vecchi gerarchi riprendono il comando, si costituiscono le Brigate Nere, si tenta di riorganizzare l’esercito con la nuova chiamata alle armi di tutti i militari delle classi 1925/26. Alcuni giovani, fra cui anch’io, non rispondono alla chiamata e in seguito daranno luogo alla Resistenza armata.
Mi trovo così, come tanti altri coetanei e persone di Casola, a dover scegliere su un futuro incerto, perché anche a Casola è già arrivato un primo monito: due militari tedeschi,  su una motocarrozzina, esibiscono, su e giù per il paese, un manifesto che invita alla resa l’intera Divisione.
  Gli ufficiali italiani, non avendo alcuna disposizione da parte dei comandi superiori, piuttosto che arrendersi, lasciano liberi i militari di disperdersi sui monti circostanti.
Io e tanti altri giovani, entro pochi giorni, dobbiamo scegliere se arruolarci con i tedeschi oppure organizzarci per la Resistenza. Nella confusione generale, dettata dai cambiamenti al vertice dello Stato e dovuti anche al mutare delle alleanze,  la gran parte di noi sceglie di contrapporsi ai fascisti e ai tedeschi, organizzandosi nelle campagne in piccoli gruppi. Nascono così le prime formazioni partigiane nelle vallate di Casola Valsenio.
  Queste formazioni partigiane, non solo dei dintorni di Casola, ma in gran parte dell’Italia Centro-Settentrionale, vedono unite per la prima volta diverse ideologie politiche antifasciste ma, soprattutto, quelle che fino ad allora erano state diversità sociali: sono insieme in questa lotta contadini, operai, intellettuali, analfabeti, uomini, donne. È stato proprio grazie a questa unità che si sono potuti ottenere quei risultati che hanno dato un grande contributo alla liberazione del nostro paese”.
  Ritornando alla fase vera e propria della guerra, Aurelio, con parlata flebile nel suono ma sicura nella stesura degli eventi, espone con rigore fatti e avvenimenti ben presenti nella sua mente e ricorda le notizie che evocano lo spostamento del fronte da sud verso nord: “la linea Gustav venne sfondata sul fronte di Cassino e gli Alleati conquistarono terreno. I tedeschi, in ritirata, organizzarono così una nuova linea di difesa che univa il Tirreno all’Adriatico (da Viareggio a Rimini), definita “Linea Gotica”. Nell’Italia occupata dai tedeschi, prese piede la Resistenza armata. Nella nostra zona, nella primavera del 1944, si organizzarono le prime formazioni partigiane e, precisamente, la 36esima Brigata Garibaldi. Nel corso dell’estate, essa sarà impegnata, oltre che in azioni di sabotaggio, in importanti e cruenti combattimenti contro reparti tedeschi che non volevano, nelle loro retrovie, formazioni che impedissero i rifornimenti di uomini e mezzi al fronte.
  Anche la linea Gotica venne travolta dall’esercito alleato e il fronte si avvicinò a Casola e dintorni: i nostri monti e le nostre colline diventarono gli ultimi punti strategici dove i tedeschi potevano opporre resistenza per impedire l’avanzata alleata nella Pianura Padana.
Monte Cece e monte Battaglia furono considerati due punti altamente strategici per questa difesa, dove in seguito avvennero tremendi combattimenti con migliaia di morti e feriti: Casola Valsenio finì così in piena guerra.
Molta popolazione di Casola Valsenio abbandonò il paese e una parte cercò ospitalità nelle case di campagna, altri si costruirono dei rifugi sotto terra o negli scantinati. I tedeschi compirono continue razzie, rappresaglie contro i civili e 19 furono i morti; alcuni rifugi vennero colpiti dalle artiglierie alleate: nel rifugio di Budrio ci furono 11 morti, tra i quali donne e bambini.
Alla fine della guerra Casola conterà 170 morti, tra militari e civili e sarà finalmente libera il 29 novembre 1944. I tedeschi si ritireranno  presso la zona situata sulla Vena del Gesso, ai confini con Riolo Terme e a sinistra del fiume Senio, dove rimarranno fino al 12 aprile 1945. I primi ad entrare nel paese di Casola furono militari di razza indiana che combattevano a fianco degli Alleati”.
Breve storia di un libro 

Questo libro raccoglie una parte, anzi, solo una minima parte di un materiale molto vasto prodotto dagli studenti di Casola Valsenio.
I concorsi indetti dall’A.N.P.I. iniziarono alla fine degli anni ’80 e sono proseguiti fino ad oggi, con scadenza annuale; si può immaginare, quindi, quanti elaborati siano stati raccolti e gelosamente conservati dai responsabili della sezione casolana. Elaborati che presentavano diverse tipologie testuali: dal commento di un’immagine storica alla relazione sui luoghi visitati, da testi di tipo riflessivo a lettere e pagine di diario, da interviste a poesie, e infine tantissimi disegni.
Trovandoci di fronte ad una tale vastità di materiale, è stato necessario fare delle scelte e cercare di dare una forma al tutto, in modo che il libro potesse essere facilmente fruibile. Per quanto riguarda le scelte, il lavoro non è stato facile: un’attenta e ripetuta lettura e analisi dei disegni, infatti, ci hanno evidenziato che il “prodotto”, in genere, era molto valido. Si è trattato, tuttavia, di dover selezionare dei brani e metterne da parte altri; il criterio con cui abbiamo operato è stato quello di dare risalto, soprattutto, alla spontaneità dei lavori, alla freschezza dei pensieri degli studenti, tralasciando quindi ciò che era ripetitivo o, molto chiaramente, frutto di menti adulte. In merito al secondo aspetto, invece, e cioè rendere fruibile il libro (non sapendo poi se i risultati corrispondano alle aspettative iniziali), abbiamo pensato di creare all’interno del libro stesso alcune sezioni, in modo da conferire una sistematicità al tutto.
Una breve introduzione a ciascuna sezione dovrebbe far comprendere il significato dei rispettivi titoli: Idee, Luoghi, Persone, Lettere immaginarie e poesie.  I testi scritti, poi, si alternano alle riproduzioni di bellissimi disegni che, con altrettanta efficacia, rappresentano idee e trasmettono emozioni. Abbiamo deciso di far precedere gli elaborati dalle riflessioni di una studentessa (“Un grande e unico girotondo per  la libertà”) che costituiscono una sorta di seconda introduzione al testo.
Ci auguriamo che tutti gli ex studenti, ormai uomini e donne, rileggendo tali pagine possano riconoscersi in ciò che hanno scritto e, soprattutto, continuino a condividere gli stessi ideali.

Mara Cavina, Silvia Rossini, Federica Montevecchi